Ambasciatori Sardi
Frankie Dettori, Sardo fin nel midollo
È dura, Frankie. «Saranno 15 anni che non tocco un hamburger. E quando penso al porceddu, alla pasta che cucina mio padre…». Gianfranco Dettori, 75 anni. Figlio di un minatore di Serramanna, 40 chilometri da Cagliari. Lui da adolescente non è mica andato a Londra. Lavapiatti a Roma, poi inserviente all’ippodromo delle Capannelle: c’era un cavallo che nessuno riusciva a domare, ci saltò sopra per scommessa ed orgoglio – non aveva mai montato in vita sua – e cominciò questa saga familiare. Per 13 volte campione italiano. Un piccolo uomo di granito. Lo chiamavano Il Mostro. «La mamma, Ines Maria, era una nomade circense: contorsionista. Ho preso qualcosa da entrambi».
Frankie è nato a Milano, ha frequentato le scuderie che era ancora in culla. «Un giorno papà mi dice: “Vai in Inghilterra, ti insegneranno il mestiere”». Newmarket. Pioggia, freddo, nevischio. «Avevo 15 anni, non parlavo la lingua, il cibo mi faceva schifo». In Italia lo tenevano chiuso in casa per paura dei rapimenti. «Quassù invece ho scoperto che ero libero, per la prima volta. E piacevo alle ragazzine». Un’ora di palestra quotidiana, niente pesi: «Perderei in agilità». Un lungo massaggio. Sulla spalla destra ha tatuate le teste dei quattro mori. «Mi sento sardo fin nel midollo». Sulla spalla sinistra, la scritta «Italia» e 5 stelle. Una per ogni figlio: Leo, Ella, Mia, Tallula e Rocco. La moglie Catherine è bionda, dolce, innamorata: «Ma si lamenta per come dormo: stanza buia, mascherina sugli occhi, braccia incrociate sul petto. Dice che le sembro dentro una bara».